La Fata Bema
Essi la ricordavano con riverente desiderio, e tutti la chiamavano la Fata di Montechiarugolo
“Essi la ricordavano con riverente desiderio, e tutti la chiamavano la Fata di Montechiarugolo”: si conclude così La Fata di Montechiarugolo, romanzo storico scritto da Alfonso Cavagnari che narra le vicissitudini della Bema e della generosa famiglia Torelli. La storia si intreccia con le vicende della congiura dei feudatari, culminata il 19 maggio 1612 con l’impiccagione di alcuni signori del Parmense, tra cui Pio Torelli, conte di Montechiarugolo. Nel 1594, alla corte di Montechiarugolo, il conte Pomponio Torelli invita Ranuccio I Farnese, duca di Parma, per una battuta di caccia. Il borgo è animato da saltimbanchi, giocolieri e ambulanti: tra questi Bema, giovane e bella indovina che attira un pubblico curioso. Ne fa parte Pio, figlio di Pomponio, che vuole farsi leggere la mano. La madre, donna Isabella Bonelli, cerca di dissuaderlo, ma il ragazzo insiste. Barbara Sanseverino, che li accompagna, per divertirsi conduce Pio dalla maga e le chiede cosa vede nel suo futuro: “Veggo un lago di sangue non molto lontano. Quel giovinetto si avvia a quella volta. Oh! Mira! Sono con lui altri cavalieri e una matrona… Su quel lago sono nuotanti diverse teste staccate dal busto… Ohimè! vi è pur la sua…”. Le dame non danno peso alle parole e rientrano al castello, richiamate dalla trombe che annunciano l'ingresso del duca. Ma la presenza della Bema non sfugge a Ranuccio, diffidente e superstizioso. Il duca, affascinato e al tempo stesso spaventato, accusa l'indovina di stregoneria e la fa rinchiudere nel carcere della Rocchetta di Parma. Grazie al fedele amico Max, la Bema dopo qualche tempo fugge da Parma e torna Montechiarugolo. I Torelli la accolgono come una figlia. Sarà amata e benvoluta da tutti, in particolare da Pio, nei cui confronti nasce un amore platonico e inconfessato. Le vicende storiche scorrono inesorabili: il 19 maggio 1612 si avvera la previsione di quel lontano giorno di festa. Pio, accusato di aver preso parte alla congiura nei confronti di Ranuccio, viene decapitato con altri nobili. La fortezza dei Torelli viene confiscata dalla Camera Ducale e la Bema si trasferisce in una casupola, a pochi passi dal castello, dove trascorrerà il resto dei suoi anni, aiutando le persone bisognose di cure e carità. La leggenda narra che ogni anno, allo scoccare della mezzanotte del 19 maggio, il fantasma della Bema appaia sulle mura del castello, rivolta verso Parma, in attesa del ritorno dell’amato e sfortunato Pio.